di CLAUDIO CABONA
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È capace di mettere insieme Warhol e i Boomdabash, Fossati e Fedez, leggerezza e messaggi sociali.
Un frullato di icone, suoni, riferimenti, pezzi di storia, stati d’animo: tutto tenuto insieme da una delle più grandi signore della musica italiana. Loredana Berté, 71 anni, da qualche giorno ha dato il via al suo nuovo “Manifesto tour”, rimettendosi in gioco per l’ennesima volta e presentando uno spettacolo che, come lo ha definito lei stessa dal palco, “è un grande tributo al pop” in cui dentro c’è davvero di tutto. È come un baule pieno di giochi, fotografie, ricordi, ma anche di frammenti di presente, che viene magicamente aperto ogni sera.
All’ingresso del Politeama Genovese di Genova c’è il banchetto del merchandising che, già di per sé, è un piccolo antipasto dello strampalato e magico viaggio che il pubblico sta per vivere: ci sono magliette con la mitica copertina di “Bandabertè” del 1979, con lei raffigurata con una pistola in mano, sciarpe fuxia, bandane, tazze, agende con il faccione del Che con scritto “Con la foto di Guevara vado a letto la mattina”, citazione del brano “Amici non ne ho”, borse con messaggi contro l’omofobia, e altre t-shirt in cui svetta il suo look attuale, cioè una chioma celeste. Un fiume di immagini e messaggi. Molti di questi, durante il live, riemergono e compaiono sugli schermi che accompagnano Berté per un’ora e quaranta di performance: la lingua dei Rolling Stones, le giacche in pelle dei Clash, un video di due innamorati che limonano durissimo, cartoni animati, volti di donne che hanno subito violenza e la celebre clip girata da Andy Warhol per lei negli anni ’80.
E tutto, incredibilmente, trova un equilibrio, grazie alla grande capacità di surfare sulle emozioni di Berté. Perché questo grande mix funziona? Perché come ha spiegato Francesco De Gregori, quando recentemente gli hanno chiesto un aneddoto ironico e divertente su Dalla a dieci anni dalla sua morte, “l’essere umano è fatto di tanti pezzi”, di tante sfaccettature. Pensare che con una sola si possa raccontare la complessità di una persona, quella sì, è un’operazione folle.
Il pubblico in sala è un patchwork, proprio come il concerto: giovanissimi, signore distinte, ragazzi e ragazze con parrucche colorate, tacchi e gonne corte. E gli stati d’animo vanno di pari passo con la scaletta: si passa da momenti di pura commozione e intensità come in “Mare d’inverno”, “Luna” e “Sei bellissima”, in cui il teatro si trasforma in una chiesa laica in cui esorcizzare i propri affanni, ad attimi di festa popolare e delirio collettivo come se si fosse in una piazza di un paese di provincia, durante le celebrazioni del patrono. “Siete meglio del pubblico dell’Ariston”, dice l’artista. I presenti impazziscono. Sì, perché Loredana Berté è davvero osannata come fosse una divinità: il pubblico, su hit come “Non sono una signora” e “In alto mare”, abbandona le sedie rosse e si butta sotto il palco in adorazione, allunga le mani per toccarla come durante un live di Nick Cave, le consegna lettere d’amore e si commuove davanti alla potenza della sua voce.
Nelle reazioni dei fan ci sono alcune punte di trash? Sì e sono utili a rendere tutto più vero e orizzontale. C’è una dimensione mistica e allo stesso tempo sfacciatamente terrena che solo icone della musica come la Berté possono incarnare. Fiocco nero, gonna corta, tacchi alti, supportata da una band di sette elementi in cui svettano la storica vocalist Aida Cooper e Ivano Zanotti, attuale batterista di Ligabue, Berté riesce nell’impresa: si passa da “Lacrime in limousine”, scritta da Fedez, e “Non ti dico no”, tormentone cantato con i Boomdabash, a “Io resto senza vento” che porta la firma dell’indimenticabile Pino Daniele e “Dedicato” che invece è frutto del genio di Fossati. “Con Ivano c’è un matrimonio che va avanti da trent’anni”, sorride Berté. Un ottovolante fra passato e presente, fra blues, pop, rock e reggae che a fine corsa lascia una sola certezza: la vera opera d’arte pop è Loredana Berté.
Scaletta:
Dark Lady
Amici non ne ho
Mare d’inverno
Non ti dico no
Lacrime in limousine
Cosa ti aspetti da me
Quelle come
Medley Brazil, Petala, Jazz, Iris, Banda Clandestina
Movie
Luna
Cambia un uomo (cover di Marco Mengoni cantata da Aida, la vocalist)
Un’automobile di trent’anni
Ho smesso di tacere
Persa nel supermercato
Io resto senza vento
Madre metropoli
Chi non muore si rivede
Dedicato
Non sono una signora
Sei bellissima
Bis:
Bollywood
Figlia di
Ninna Nanna
E la luna bussò
In alto mare