Recensione di “Mare malinconia“, brano che vede la collaborazione tra Franco126 e Loredana Bertè
di Nick Tara
Si può cantare la storia di un suicidio in una stagione ormai quasi del tutto spesa in nome di frivolezza e balletti per TikTok? Per Franco126 (in tour quest’estate, qui le date) la risposta è sì. L’artista romano è tra i più riconoscibili della nuova scena. Figlio sì dell’it-pop degli ultimi anni, ma con lo sguardo costantemente rivolto alla malinconia del cantautorato anni ’70 (su tutti quello di Franco Califano). Ciò si sente in un cantato che sprizza nostalgia da tutti i pori, nei suoni grezzi su cui si sviluppa, ma anche nella cura data alle parole. E oggi, con l’aiuto di Loredana Bertè, riesce a fare quel passo che finora gli era mancato: diventare appetibile anche per il mondo radiofonico, senza comunque snaturarsi.
La canzone |
Perché “Mare malinconia” rimane un racconto fedele alla ricetta che ha reso celebre Franco126. Le sfumature reggae portate in dotazione da Loredana sono un’aggiunta positiva, non vengono subite. Le strofe sono una concatenazione di immagini che hanno portato una donna a compiere il gesto estremo, intrise di quella cupezza che ha contraddistinto i lavori finora più importanti del cantautore.
C’è la “cattiva stella” sotto cui è nata, l’amore “morto in fretta“, la solitudine di “un’anima perduta“. È tutto un’anticipazione di quello che accade alla fine del brano, già in qualche modo anticipato nel ritornello con quel “portavano a te quelle impronte lasciate sopra il bagnasciuga“.
Sono le impronte che arrivano all’altissima scogliera dello special, quella da cui la donna si tuffa “prima di diventare vento e non tornare più“. Un momento straziante, commovente, da pugno nello stomaco. L’unico in cui i due artisti sentono il bisogno di avere uno scambio vocale, quasi per dare un’idea di conforto reciproco.
Un finale che apre, però, ad una doppia chiave di lettura: la protagonista muore veramente? Oppure riuscirà a salvarsi risorgendo dalle proprie ceneri diventando una persona nuova? Non ci è dato saperlo. Le canzoni non sempre devono spiegare tutto e subito. È importante che lascino accesa anche la curiosità dell’ascoltatore. Questa ci riesce.
In conclusione |
Tutti questi ingredienti rendono “Mare malinconia” la proposta più coraggiosa e interessante pubblicata quest’estate. La voce di Loredana Bertè fa la differenza in un racconto alquanto struggente perché dotata della sofferenza necessaria, ma allo stesso tempo capace di alleggerirlo rendendolo così spendibile anche per i mesi più caldi. Ricordandoci che si possono fare canzoni estive anche dicendo qualcosa. Ce ne stavamo dimenticando.