Ossa rotte e dolore sono diventate urla e poi canzoni. Nostra Signora del Rock, la diva antidiva per eccellenza, è la cantautrice che ha seguito l’istinto. E ha sempre pagato di persona.
Loredana Bertè, lupa fuori dal branco, ha fatto della propria solitudine l’arma vincente, mostrandoci un cuore “per metà di pietra e per metà di neve”. Guerriera nata, sul palco è un detonatore di emozioni che trasmette vivide durante i suoi live. Esperienze entusiasmanti, manifestazioni di autentica libertà di una donna rock, con un passato non sempre facile, che ha vinto quando la vita l’ha messa a dura prova.
Loredana Bertè è oggi tra le artiste più rispettate e benvolute del panorama musicale italiano. Per un nome sinonimo di avanguardia, per la sua musica, per l’essersi saputa reinventare ogni volta. A Loredana, e a tutti i nostri musicisti lontani dal palco, auguriamo di tornare presto in concerto, la vera essenza di chi ha speso la propria vita per la musica.
Loredana Bertè lancia una campagna social, #aiutiamoliadaiutarci, per raccogliere fondi per il Gruppo San Donato di Milano/Bergamo/Brescia e per la Fondazione Careggi Onlus di Firenze. Per chi volesse donare direttamente agli ospedali, questi i dati: Gruppo San Donato – IBAN: IT25A0306903390210504645162 – CAUSALE: Donazione Covid Berté. Fondazione Careggi Onlus – IBAN: IT13D0867302805042000420393 – CAUSALE: Donazione Covid Berté.
#aiutiamoliadaiutarci #covid19 #emergenzacovid #donazioni #aiutami
Da casa LiBerté Nostra Signora del Rock, l’antidiva per eccellenza, chiama a raccolta i suoi fan, parlando al cuore della gente: la richiesta di un aiuto tangibile nei confronti di quanti sono ancora schierati in prima linea, dopo aver attraversato l’inferno. Il loro e il nostro.
«Il lavoro che hanno fatto e stanno facendo medici, infermieri e sanitari in generale è fondamentale e mi è sembrato doveroso contribuire nel mio piccolo ad aiutarli.»
A quelle donne e a quegli uomini speciali va il nostro più grande ringraziamento. Nel tuo percorso umano e artistico, invece, a chi va il grazie più sentito?
«Il primo che mi viene in mente è Bibi Ballandi, che è stato per me e Mimì il primo manager. Un grande uomo con un grande cuore, che mi manca moltissimo. È stato una colonna portante di questo settore e trovo che sia giusto ricordarlo. Provo tanta nostalgia ripensando a lui e alle tantissime cose che abbiamo fatto insieme all’inizio della nostra carriera, quando ancora lavorava con suo papà a Bologna.»
Aiutiamoli ad aiutarci. Molto più di un semplice slogan, piuttosto la presa di coscienza di una donna che testimonia con la propria esistenza il significato più profondo di aiuto, verso sé stessi e nei confronti degli altri. È così Loredana?
«Mi dicono tutti che sono troppo generosa… sarà, ma a volte mi chiudo in me stessa e divento apatica. Forse sono sempre stata poco generosa con me stessa.»
Cos’è che oggi ti manca di più?
«Questa situazione mi ha tolto la voglia di libertà. Mi sento come chiusa in una bolla. Per esempio, non sento la voglia di viaggiare, come facevo una volta, non mi sentirei sicura… Però mi mancano tanto i concerti, perché i concerti senza pubblico, a differenza delle partite, perdono la loro essenza.»
A volte, per evadere, basta chiudere gli occhi e lasciarsi andare alla dolce nostalgia dei ricordi. Se chiudi gli occhi cosa vedi?
«Il cielo stellato delle Hawaii. È il cielo più bello che abbia visto, sembra di poterle toccare le stelle.»
Ma il cielo è sempre più blu, rilancio. Anche nel nostro meraviglioso Belpaese, dove è significativo il gesto collettivo di generose personalità artistiche accomunate da un forte sentimento di solidarietà.
«Sono orgogliosa di far parte di questa iniziativa che è partita da Rockol. Siamo in totale cinquanta artisti in una cover del grandissimo Rino Gaetano, prodotta e rivisitata da Takagi & Ketra con Dardust. I proventi saranno devoluti alla Croce rossa italiana.»
Loredana, sei una donna che spera?
«Io non spero, sarà l’età ma non faccio programmi a lungo termine. Vivo l’attimo. E comunque guardo sempre al futuro, pur vivendo alla giornata.»
Ti capita mai di pensare: fermate il mondo, voglio scendere?
«L’ho sempre pensato sin da bambina. Ho visto spesso cose che non mi piacevano: troppa violenza domestica e non solo, e da lì ho cominciato a pensare di voler “scendere” da questo mondo.»
Non sei una signora ma una combattente, una battagliera. Quand’è che per te la guerra potrà finire?
«Mai! Sono una guerriera nata, la Che Guevara in gonnella.»
Com’è essere donna in un mondo di uomini?
«Io me ne frego, faccio quello che mi va e li ignoro. Purtroppo ne ho sposati due: miliardari senza spicci per pagare un taxi… No comment!»
Da donna e artista libera, hai sempre difeso e pagato per le tue scelte. Qual è stato il prezzo più alto?
«Il prezzo è sempre stato alto. Un braccio di ferro continuo con le case discografiche, che in passato volevano impormi di fare musica vecchia. Io guardavo avanti e loro guardavano indietro, non potevamo trovare un accordo. Il prezzo più alto forse l’ho pagato con l’album “Carioca”, nessuno ci avrebbe scommesso un centesimo… Gli unici a cui piaceva erano Mimì e Fossati. Ma, con il tempo, il valore della collaborazione con Djavan è venuto fuori e mi sono presa le mie soddisfazioni.»
Che rapporto hai con il tempo?
«Brutto! Sono incazzata ogni giorno che passa, perché avrei tante cose ancora da fare e penso di non averne il tempo. A proposito di bonus, chiederei subito un bonus di una ventina d’anni. Purtroppo mi aspettano solo “morte e tasse” (ride).»
Se ti guardi allo specchio, cosa vedi?
«Non mi guardo allo specchio, o lo faccio il meno possibile. Non ho mai riguardato le mie apparizioni in tivù come fanno alcuni miei colleghi, perché sono molto autocritica e non mi piaccio mai. Stessa cosa con la musica: appena finito un disco l’accantono e non lo riascolto mai più.»
Hai cantato “Amici non ne ho”, ma quella è una canzone. Cos’è l’amicizia per Loredana Bertè?
«È un valore importantissimo. Vale più dell’amore e di qualsiasi altra cosa. Se mi sento ferita da una grande amicizia, chiudo per sempre. Non perdono.»
Ricapitolando: sei incazzata con il tempo che passa, fortemente autocritica, la Che Guevara in gonnella… Qual è il tuo lato migliore?
«Il mio lato migliore forse è quando dormo (ride).»
Gino Morabito