L’appello contro le violenze sulle donne dopo gli stupri di Palermo e Caivano. A Palmi, l’artista ha ricordato il terribile episodio di cui è stata vittima quando aveva appena 16 anni e ha spiegato perché ha smesso di tacere
di Nicolò Canonico
In una piazza gremita, l’appello più duro e diretto possibile: «Non sono carne». A dirlo è Loredana Bertè durante il suo concerto in occasione dell’ultima serata della “Varia di Palmi”, in provincia di Reggio Calabria. La cantante ha voluto ritagliarsi uno spazio durante lo spettacolo per parlare degli abusi subiti dalle donne, dei tanti, troppi femminicidi che insanguinano l’Italia. Un invito alla riflessione e al cambiamento che si unisce a quello di altri artisti, da Ermal Meta sui social a Tananai durante la Notte della Taranta, scossi per gli stupri avvenuti a Palermo e a Caivano.
L’appello di Loredana Bertè
Per rendere ancor più forte il messaggio, Loredana Bertè ha ricordato un episodio che l’ha vista protagonista: «Io stessa sono stata vittima di un bastardo che mi ha violentata, massacrata di botte e lasciata sulla strada a Torino. Ogni sei ore un femminicidio. Per questo ho smesso di tacere: io non sono carne!», ha gridato dal palco. Dal pubblico un lungo e sentito applauso, per mostrare vicinanza all’artista e a tutte quelle donne vittime di abusi.